Nel momento di maggior picco, più di 1,2 miliardi di bambini in 186 paesi sono rimasti a casa, a causa della pandemia. In Italia, migliaia di ragazzi, appartenenti a qualsiasi classe, hanno dovuto adattarsi alla situazione e seguire le lezioni online, non sempre senza problemi relativi alla qualità della connessione e al numero di piattaforme utilizzate. Ad ogni modo, questo improvviso spostamento delle abitudini ha posto una questione fondamentale: l’apprendimento da casa continuerà a persistere dopo la crisi? Anche prima del Covid-19, la crescita tecnologica per l’istruzione era evidente, con investimenti nel cosiddetto reparto “edtech” che hanno raggiunto i 18,66 miliardi di dollari nel 2019 e un mercato complessivo capace di valere fino a 350 miliardi di dollari entro il 2025.
Mariano Corso, Professore
In risposta ad una domanda significativa, anche in Italia molte soluzioni di apprendimento online sono finite alla ribalta, dopo anni di interesse solo da parte degli addetti ai lavori. Una conseguenza del più grande esperimento del genere avviato in Cina, dove 250 milioni di studenti hanno seguito le lezioni da casa, un boom incredibile partito da 730 mila alunni nell’area di Wuhan. La tecnologia trasforma lo schermo di un computer in un’aula, dove persone con ruoli diversi possono dar vita ad un flusso realmente collaborativo. Il computer è diventato così importante che oggi è importante saperne di informatica al pari di una o più lingue straniere. Il riferimento non è solo alle scuole dell’obbligo: anche le università sono cambiate. Oggi tutor che usano un’app possono “incontrare” decine di studenti in un giorno quando prima concedevano il loro tempo forse alla metà di questi. Come è evidente, si tratta non solo di quantità del pubblico raggiunto, ma anche di qualità. E non si lega nemmeno tutto alla formazione scolastica e basilare in sé.
Compagnie di qualsiasi grandezza, grazie agli sviluppi della didattica a distanza hanno l’opportunità sia di non chiudere i loro corsi che di attivarne molti altri, con un certo abbattimento dei costi dovuti agli insegnanti, ai loro spostamenti e alla calendarizzazione degli impegni degli impiegati. Una lezione online adesso si può incastrare in pausa pranzo, oppure liberando un’ora sul finire della giornata e lasciando che sia dedicata proprio alla crescita di varie skill dei professionisti. Un simile mood non è esente da critiche, come quelle di coloro che pensano che il rapido e non pianificato passaggio all’apprendimento online si tradurrà in un’esperienza non gratificante per l’utente. Ma il modello emergerà all’interno di un sistema di istruzione ibrido. Da tempo, gli esperti hanno parlato della necessità di ripensare il modo in cui educhiamo le generazioni future. Il Covid-19 ha rappresentato un po’ il punto di non ritorno per mettere in discussione il sistema attuale e riflettere come la crisi dirompente può aiutare a definire nuovi metodi di insegnamento per le classi future. Cambiano le modalità ma cambiano anche i ruoli stessi di formatore e formato. I genitori si sono riscoperti insegnanti, imparando in prima persona gli strumenti di apprendimento online. Imparare ad imparare è divenuto essenziale, dovendo sperimentare tool che non avevano mai visto prima.
Vi sono certamente delle sfide da superare. Alcuni studenti senza un accesso affidabile al web potrebbero rimanere indietro nei loro percorsi di studio e, in assenza di un supporto concreto, c’è il rischio che la fetta di disparità dovuta al digital divide aumenti. Il 95% degli studenti in Svizzera, Norvegia e Austria ha un computer a persona, da utilizzare per i compiti, mentre un terzo delle famiglie italiane non ha PC o tablet in casa, con il Sud ancora più penalizzato. Alcune ricerche mostrano che, in media, gli studenti imparano il 25-60% di argomenti durante l’apprendimento online rispetto all’8-10% in classe. Ciò è dovuto principalmente al fatto che l’e-learning richiede il 40-60% di tempo in meno per apprendere direttamente una lezione, visto che le persone possono seguire il proprio ritmo, tornare indietro e rileggere, saltare o accelerare a loro scelta. È chiaro che questa pandemia ha minato un sistema educativo che stava già perdendo la sua rilevanza. Tuttavia, l’efficacia del digitale varia tra i gruppi di età; ad esempio i bambini necessitano di un ambiente strutturato, perché sono più facilmente distratti e c’è dunque bisogno di un’interazione di persona che l’esperienza remota non può evidentemente offrire.
Una necessità che riguarda tutti: il “lifelong learning” sarà un tema essenziale per i prossimi anni vista la compressione dei tempi in cui si assiste ad una obsolescenza della propria formazione, appresa magari in anni universitari. Dietro l’angolo c’è un “apprendimento continuo”, uno degli elementi per dare più opportunità alla prossima classe di lavoratori e dirigenti.
Il futuro dell’apprendimento è già qui
Scuole e aziende faranno un uso sempre maggiore degli strumenti educativi online. L’adozione di dispositivi personali coprirà una fetta molto più ampia di popolazione, sebbene rimarranno delle carenze nelle aree più povere del mondo, dove si dovrà prediligere ancora la metodologia classica, anche per l’assenza delle infrastrutture. Le famiglie si abitueranno al nuovo processo di formazione anche se si svaluterà, in parte, il ruolo stesso di educatore, con genitori e parenti che si vedranno delegare il compito di “supervisori” delle attività svolte a casa. Tuttavia, l’homeschooling non avrà sostituito del tutto l’aula o gli spazi dedicati alla formazione. Questi hanno ancora troppi vantaggi per essere rimpiazzati in ogni loro forma. Se volessimo trarre un beneficio rilevante nell’affermarsi dell’online anche in ambito formativo, questo può essere riassunto nella personalizzazione dei percorsi di apprendimento. Coach virtuali seguono ogni singolo studente (scolastico o lavoratore da aggiornare) per analizzare il suo grado di preparazione e colmare le singole lacune rispetto alla media della classe. Un simile tutoraggio sarebbe stato reso possibile, in passato, solo dedicando tempo extra al livellamento del gap formativo, mentre, ad un decennio dallo scoppio del Coronavirus, la conoscenza “tailor made” darà i suoi frutti a livello globale.
Venture Capital e Imprenditore