Il periodo di lockdown ci ha dimostrato che la presenza fisica non è sempre necessaria. Una videocall oppure la partecipazione ad un webinar, fino a ieri ostentata o utilizzata solo in casi estremi, oltre ad essere divenuta un’attività normale ha acquisito un carattere di maggiore accettazione. Secondo i numeri degli esperti del settore, ogni anno gli eventi coinvolgono circa 200 mila espositori e 20 milioni di visitatori a livello mondiale, generando affari per 60 miliardi di euro e contribuendo al 50% delle esportazioni delle imprese che vi partecipano. Ma a che punto la paura del contagio porterà le persone ad evitare fiere di massa prediligendo l’incontro digitale?
Perché si | Perché no |
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La necessità di ridurre il contagio spingerà molti settori a prediligere incontri e conferenze virtuali. Le compagnie e gli organizzatori si renderanno conto che la modalità permette di risparmiare cifre ingenti, ammortizzando le perdite dovute all’assenza di fisicità. Piuttosto che dedicare una singola giornata a solo un paio di appuntamenti in fiera, una sorta di “apertura” digitale consentirà una maggiore qualità della comunicazione, slegata dallo spazio-tempo.
| Una scomparsa in toto degli eventi pubblici non vi sarà, anche perché molti di questi permettono di raggiungere risultati difficili con la sola presenza online (tavole rotonde scientifiche, networking, incontro tra domanda e offerta di lavoro). La presenza, ancora evidente, del digital divide potrebbe scoraggiare la partecipazione di quel pubblico che arriva da paesi in via di sviluppo, economie emergenti ma ancora prive di infrastrutture idonee a vivere esclusivamente di rapporti online |
G.C. Medico e Professore
«Gli eventi pubblici potranno essere visti in drive-in, dove ognuno resta in macchina a vedere lo spettacolo».
Carlo Petrini, Gastronomo e Sociologo
Luca Josi, Manager