Da un lato la riscoperta del cibo fatto in casa, dall’altro le difficoltà sofferte da molte filiere per la chiusura delle fabbriche e la diminuzione della forza lavoro. Negli Stati Uniti, dove per un certo periodo sono stati fermati i macelli, parte dell’industria ha risposto con surrogati come i sostituti a proteine vegetali, che hanno acquistato una popolarità come mai prima d’ora. Con la riorganizzazione e la ripresa delle attività, molti stati decideranno di creare dei settori di autosufficientamento, per rispondere in maniera puntuale alle richieste dei consumatori, a fronte di altre crisi, blocchi sistematici e chiusure delle frontiere. Gli spunti sono tanti, soprattutto in Italia, dove le filiere alimentari rivestono da sempre un ruolo di centralità. Il futuro parla sempre più la lingua dell’agricoltura innovativa e sostenibile, uno dei perni della crescita economica. Nel nostro futuro c’è solo l’autosufficienza?
Perché si | Perché no |
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Investire nella capacità agricola interna di un paese vuol dire migliorare le condizioni economiche di chi ne fa parte. Garantendo equità e varietà della fornitura. Delegare l’approvvigionamento di alcuni prodotti solo a certi paesi al mondo, vuol dire rischiare una loro indisponibilità nel caso di disastri naturali, guerre e pandemie. Autosufficienza vuol dire maggiore sicurezza da tali eventi. La concorrenza spingerebbe gli agricoltori ad una sempre maggiore specializzazione e verso una fornitura di qualità rispetto all’odierna quantità. | Uno scenario del genere è pressoché impossibile, almeno nella sua totalità. Tutti i paesi fanno affidamento sulle importazioni per almeno parte del loro consumo alimentare, compresi i grandi esportatori, che producono molto più cibo di quanto consumino. La Corea del Nord, il paese con politiche che si avvicinano maggiormente all’autarchia, importa ancora cibo e accetta assistenza alimentare internazionale. Dopo anni di lotte e diritti, negare agli agricoltori la possibilità di esportare, vuol dire privarli di una cospicua fetta di reddito. Non tutti i paesi dispongono delle risorse naturali di base atte a soddisfare tutte le loro esigenze alimentari a livello nazionale, in modo sostenibile, ad esempio a causa della carenza di acqua. |
Domenico De Masi, Sociologo e Professore
Gianmauro Calafiore, Imprenditore